di Luca Dore
[Le regole del gioco sono qui].
Tra la porta di cucina e il portoncino,
sotto il quadro verticale dove un pesco
cerca il senso a quell’anonima parete,
da settembre campeggia un biliardino
che m’attende quando entro e quando esco
per placare di vittorie la mia sete.
Di vittorie lui ben sa che non abbonda
La mia vita di fatiche e d’illusioni
E per questo ai suoi servigi il destro m’offre;
sempre inciampo su uno spigolo di sponda,
la manopola s’infila fra i calzoni,
il portiere geme, come un uomo soffre.
Miei dannati condannati all’erezione
Permanente e all’infinita rotazione,
voi sperate solamente nell’agone
con le virgole e i passetti
mozzarelle e pallonetti
contraccolpi rulli effetti.
Presto! un vicino,
un passante, un postino,
un ladro, un bambino
che s’opponga a me alla sponda
che ci ho sete di vittorie
che la vita – l’ho già detto – non abbonda.
Ma rimani zitto e immoto, biliardino
Sono solo e di passaggio, è il mio destino,
la durata di uno sketch.
Io ti guardo e leggo Match.
Sul tuo pavimento verde
Arcofalc, uomo che incocca.
Esco con l’amaro in bocca
come fa colui che perde.
Settembre 2014